
Premessa: intrecci di colori ed emozioni
Ho capito che lavorare la lana per me era importante una notte di agosto, quando la terra ha tremato forte e tra le cose che ho preso al volo venendo via ( una coperta per i bambini, caricabatterie, cellulari,…) mi sono ritrovata in mano un gomitolo di lana e un uncinetto.
Li per li ci ho riso su e mi sono giustificata dicendo : “Beh! Qualcosa devo pure fare in macchina”
Notte dopo notte mi sono lasciata conquistare da quei movimenti lenti, ripetitivi che mi tenevano compagnia tra un brivido ed un altro. In quei giorni ho cominciato uno scialle, che altro!!!
Nel tempo mi sono resa conto che era molto colorato, diverso dal solito perché ricco di toni accesi.
”che strano questo scialle” pensavo e lo pensavano anche le persone che mi conoscevano

Ogni volta che salivo a casa prendevo al volo un altro colore e poi un altro e poi ho cercato di capire cosa stessi facendo: mi sono raccontata che sicuramente erano i colori delle albe che guardavo dalla macchina, ma non era così. Solo un anno dopo ho compreso che quello scialle aveva i colori della RABBIA e di tutte quelle emozioni forti che provavo in quel momento.
Ero arrabbiata con me stessa perché la PAURA per il terremoto stava prendendo il controllo della mia vita; ne è seguito un grande momento di CONFUSIONE e poi, una mattina di gennaio, la terra ha tremato forte ancora, e ancora e ancora ed io ero spaventata più che mai: volevo andare via, portare tutti via con me, lontano da quel posto.
Come è nata Nuà intreccicreativi

Quello stesso giorno di gennaio, mentre io ero ancora impanicata, una signora che mi abita vicino, mi ha suonato alla porta: aveva in mano un gomitolo di lana e due ferri:
“Monia mi fai un caffè? Oggi ti insegno a fare le scarpette di lana!”
mi ha detto con il sorriso furbo di chi la sa lunga.
“Oggi?????”
Nuà intreccicreativi è nata quel giorno lì, da un abbraccio grande e accogliente di chi sa di cosa parli anche se tu non dici una parola, da un’emozione così forte che ancora oggi mi fa male: tutta quella forza e quella bellezza non doveva andare persa.
Ho conosciuto quindi un altro sentimento, la RESILIENZA, che significa prendere un’emozione traumatica e trasformarla in qualcosa di positivo. Quel giorno ho deciso che attraverso i miei intrecci lanosi avrei raccontato a piena forza la bellezza di un territorio ferito ma forte.
Da allora ho fatto tanta strada, ho imparato tante cose ma soprattutto ho iniziato a difendere il mio sogno con le unghie e con i denti. Oggi non mi VERGOGNO più a parlare di lana, non mi sento più vecchia e neanche fuori luogo.
Lanaterapia

Ogni giorno mi ritaglio del tempo alla vita per lavorare le mie lane e raccontare le mie e le vostre emozioni.
Perché ?
Perché intrecciare mi fa stare bene,soprattutto la ripetizione di quei movimenti, sempre gli stessi mi calma, da il ritmo al mio cuore, rallenta i pensieri o li fa volare, se sono leggeri. Poi, quando il lavoro comincia a prendere forma e da un insieme di punti si inizia ad intravedere un capo di abbigliamento allora li, si allentano anche i tratti del viso, la mia autostima cresce e d’un tratto divento forte, interessante, esco dal guscio e mi trasformo in una persona speciale. La cosa più bella però è il contatto con la lana: ho bisogno di averla tra le mani un po’, ogni giorno, perché la lana mi regala una sensazione di confort e di casa che mi da il coraggio per affrontare tutto, o quasi.
Così Nuà, in un attimo, non è più solo un account di Instagram o di Facebook ma qualcosa di più: si trasforma in alienazione, respiro, profumo, coraggio e sensazioni belle. In quegli intrecci ritrovo me stessa, il mio equilibrio, la mia personalità
La mia combo perfetta

Lavorare a maglia nel tempo, è diventata una esigenza, un modo per ritagliarmi uno spazio tutto mio dove non esisto come mamma, né come moglie, né come donna…solo io. Ci sono dei giorni, ammetto, che mi sbrigo a fare le cose perché sento il bisogno di fare a maglia: “almeno un giro” che poi diventano due o tre ma è come aprire una finestra e respirare. La vita fuori corre sempre più veloce e spesso non mi sento al passo o il percorso che prende non mi piace e così mi fermo, prendo la mia borsa da lavoro, magari preparo la cena e poi…dritto, rovescio, dritto, rovescio,… magari solo 5 minuti ma lo devo fare perché mi sembra di poter fermare il tempo, le gambe e la testa. Ma c’è una combinazione vincente su tutto ed è quella che uso quando proprio sono esausta: la uso spesso di mattina, quando sono sola a casa che i ragazzi sono a scuola e il marito fuori.
Mi prendo un caffè, libero il tavolo, metto su un audiolibro, accendo una candela e inizio a lavorare, piano, quasi a gustarmi ogni punto. Fanny a quel punto mi si accoccola vicino, mi spinge la testa sui piedi e poi sonnecchia. Ecco, questa è la mia combinazione vincente. Sto così un’oretta e faccio pace con il mondo.
I benefici del lavoro a maglia sono davvero tantissimi e se vuoi, ne parleremo approfonditamente nella diretta del 15 febbraio con Una psicologa creativa. Ti aspetto lì.

Monia
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