
Raccontare di viaggi non è mai stato il mio forte: in genere, quando viaggio mi piace vivere l’emozione, riempirmi gli occhi di particolari, il cuore di risate. Faccio tante foto ma poche buone perché ho la testa poco concentrata, stacco dai social anche perché rimango sempre con il cellulare scarico. Ma questa volta è stato diverso, speciale… questo viaggio, è stato speciale, perché eravamo solo noi tre: io, Eleonora e Lorenzo.
Siamo usciti altre volte insieme e da soli, ma sono sempre state gite fuori porta, alla scoperta di paesaggi nascosti delle mie amate Marche. Questa volta siamo andati a Bologna per visitare la prima città universitaria che ci interessa davvero; già, perché se Dio vuole, in autunno, Eleonora inizierà questo nuovo percorso e noi, siamo andati a sbirciare, tutti insieme
I tanti volti di una stessa città

Siamo arrivati presto perché non volevamo perderci neanche un istante di questa giornata e, una volta scesi dal treno, abbiamo sorpreso Bologna che si stava svegliando, avvolta dal profumo di caffè proveniente dai bar sotto le logge; era fredda ma illuminata da un bellissimo sole.
La prima cosa che ci è saltata all’occhio sono stati i suoi viali lunghissimi, pianeggianti, ordinati, attraversati da macchine e pedoni, a volte cinti da stupende loggiate e da palazzi rossi, a volte disegnati da lunghe scie di alberi dalla veste tipicamente invernale…”chissà che bella sarebbe Bologna in primavera” ho pensato.
Per la prima volta dopo tantissimo tempo, ho camminato solo per il gusto di farlo e facendo attenzione ad ogni particolare: mi sono sorpresa spesso ad annusare i profumi delle persone che incrociavo, a leggere le iscrizioni vicino ad alcuni ingressi, a curiosare sul modo di vestire delle persone. Ho scoperto che la maggior parte indossava cappotti, taglio classico, quasi vintage e che erano avvolti nelle sciarpe tartan, quelle che si tirano fuori dal cassetto dei ricordi. Ho notato che in molti portavano i balaclava e facevano bene perché era freddo.
A Bologna tutto è a 10 minuti da dove sei e quindi facilmente raggiungibile a piedi: ne deriva che cammini veramente sempre come se non ne avessi mai abbastanza. Ad un certo punto, nel nostro girovagare ci siamo ritrovati sotto un loggiato nel quale risuonava la musica di un sassofono… era tanto tempo che non sentivo più un sassofono in strada. Ci siamo fermati ad ascoltare: io guardavo il balaclava del signore e cercavo di capire come fosse fatto, Lorenzo era concentrato sul modo di muovere le mani di quell’artista ed Ele era rapita da un piccolo cane bianco che stava ai suoi piedi … quante sfumature può avere la stessa immagine e quanti ricordi può evocare.
La giornata è trascorsa lenta e armoniosa, i nostri visi erano distesi, le mani si sono incrociate spesso e ad un certo punto è spuntato anche un bel bacio in pieno viso: ho pensato che Bologna aveva fatto il miracolo perché “adolescenza” e “coccole” non vanno a braccetto ma quel giorno, saranno state le pareti rosse delle case, le torri, le persone in bicicletta, quei cappotti con sotto le tute a tradire un’età che classica non era, ma tutto sembrava possibile, anche un bel bacio con la mamma.
Ele aveva la luce negli occhi di chi comincia ad assaporare qualcosa di nuovo che si è sognato da tempo ed ha camminato per quelle logge con il fratello fantasticando sulla vita universitaria e sul suo futuro ed io li ho lasciati camminare un po’ davanti a me e poi ho fatto uno scatto… Bologna per me, è tutta qui.

Sono andata da Wooldone
Ad un certo punto, ho proposto di andare a trovare Giulia di Wooldone e nessuno ha tirato smorfie, ma anzi, mi hanno chiesto: possiamo chiedere alla tua amica dove sta la rameneria? Qui a Bologna c’è ne devono essere di speciali. Così abbiamo cercato e trovato il negozio e Giulia mi ha accolto nel suo posto speciale: abbiamo parlato ed ho sbirciato tra le nuove cose che erano appena arrivate e, alla fine ho trovato una nuova lana, un altro filato unspun, la machelopi. Ho pensato che era il filato giusto per fare la plates blanket e così ho scelto questi colori: sono nuances un po’ inusuali per me ma volevo ricreare una coperta molto simile a quella del pattern. In fin dei conti ho pochissime cose sul marrone. I ragazzi, poi, hanno fatto a Giulia le loro domande sul ristorante per il ramen e quindi siamo ripartiti tutti felici, pronti per una nuova avventura. Abbiamo continuato a camminare, camminare e camminare ancora fino a che non abbiamo ripreso il treno e siamo ripartiti, stanchi, ma felici.

La giornata è finita tardi, ma è stata una di quelle giornate che forse non dovrebbero finire mai.
La mattina successiva, manco a dirlo mi sono messa subito a lavorare alla coperta: ho iniziato dalla cake panna, che è il colore che più mi somiglia ed ho fatto il bordo. Morivo dalla voglia di provare questa nuova lana. È molto soffice, del tipo unspun: per questo progetto si lavora a filo doppio per cui lavorarla è un vero piacere. Rispetto alla Plotulopi, la sua cugina islandese è un po’ più morbida e sottile ma lavorata diventa molto interessante. Ogni volta che mi metto a lavorare anche solo un giro di quella lana penso alla nostra gita a Bologna e questa cosa mi piace tantissimo.
Alla prossima, Monia

Un bellissimo racconto Monia, pieno di amore, serenità e novità. Un abbraccio a tutti voi e un mega augurio a Ele per la sua nuova tappa nel cammino della vita. 💙
Ti ringrazio davvero tanto per il tuo augurio. Speriamo trovi presto la sua strada, nel frattempo mi diverto a cercarla insieme e a raccontarla tramite un filo di lana
Monia ho letto con tanto piacere il tuo viaggio bolognese. Bologna conosco solo per essere andata più volte alla Fiera creativa. mi piacerebbe passeggiare lungo le logge
la lana che hai acquistato credo che sia fantastica
parlane ancora e fai vedere come procede
continua a scrivere di cose di vita bella e semplice. un abbraccio
Grazie Valeria, vai a visitarla che Bologna merita davvero: è una città che ha tanto da offrire. Anche io ho visto Bologna solo dalle fiere ma la città merita davvero. Per le lane, beh! Loro sono il mio grande amore e quindi vi parlerò di loro sempre