
Oggi voglio parlarvi di Giulia Bertelli, una ragazza di Milano creatrice del brand Un Peu Sauvage.
Io, personalmente, l’ho scoperta da pochi mesi e sono rimasta subito incantata dal suo mondo nordico e lento, fatto di discrezione e di tempi e spazi molto personali.
Lei è una di quelle donne che appartengono al mio mondo fatto di ferri, uncinetti e lane. Perciò mi sono subito trovata in sintonia: noi amiamo le stesse cose, ma le facciamo in modo diverso.
Io amo la luce, i colori e le lane artigianali; lei ha uno stile tutto nordico fatto di immagini molto naturali,tinte neutre e capi che hanno il gusto delle baite di montagna.

In autunno mi sono innamorata di questo cardigan che lei postava: non so perché, ma mi affascinava ogni giorno di più.
Mi ripetevo che avrei dovuto riprendere i ferri e farmelo da sola ma sapevo già che alla fine non lo avrei fatto così.
Le ho chiesto, quindi, di farmelo perché avevo voglia di un capo passepartout che mi potesse scaldare in inverno ma ma che potesse accompagnarmi in primavera.
Cosa mi è piaciuto di questo acquisto?

Sicuramente il prodotto, le materie prime di ottima qualità e la manifattura perfetta. Ma la cosa più bella è stata la sua discrezione: ogni tanto lei postava delle stories con dei momenti di lavorazione di questo cardigan ed io me ne innamoravo. Lei non diceva nulla di me ed io non dicevo nulla di lei ed era come tenere un segreto a distanza.
Nessuno fino ad oggi ha mai saputo che il suo cardigan era arrivato a casa mia perché ce lo siamo tenute per noi fino ad oggi.
Tutta questa bellezza aveva bisogno di un riscontro adeguato e così le ho chiesto di poterla intervistare.
Ho immaginato questa intervista come una chiacchierata tra amiche, su una veranda con un bel caffè e dei gomitoli…quindi eccoci qui a raccontarvi un po’ di lei.
Cosa significa Un Peu Sauvage?

Il mio nome significa” un po’ selvaggio”. All’inizio lo avrei voluto in inglese ( a little wild) ma il nick era già preso. Così ho deciso di vedere come suonasse in altre lingue e il francese ha vinto.
Quando ho iniziato il nome era un altro ( keep calm and knit) ma con il tempo mi sembrava che questo nome fosse riduttivo, non solo perché realizzo anche prodotti all’uncinetto, ma perché spesso mi capita di mettere altri elementi nel mio lavoro e nelle mie fotografie. Così ho sentito il bisogno di vedere riflesso questo aspetto anche nel mio nome
Giulia ti va di raccontarci il tuo primo contatto con la maglieria?
In un modo un po’ laterale, la maglieria è stata sempre in sottofondo: sono nata a Tollegno Filatura, il paese in provincia di Biella dove sorge la filatura della Lana Gatto.
In casa, per un motivo o per un altro, sono sempre girati ferri e uncinetti ma nessuna delle mie nonne era davvero appassionata e mi ha insegnato. Un giorno, però, mentre stavo scrivendo la mia tesi dell’Università ho deciso che finalmente volevo provare ad usare quei ferri e gomitoli avuti in eredità, pensavo fosse un modo per scaricare tensione e nervosismo dato dall’Università e avevo ragione.
Cosa vuol dire “ lavorare per gli altri” nella tua filosofia ?
Per me significa realizzare un prodotto che faccia stare bene le persone quando lo indossano o lo utilizzano.
Quanto è difficile dare il giusto valore alle tue collezioni?

Moltissimo e ancora devo imparare davvero. È forse uno degli aspetti che trovo ancora molto difficili nel mio lavoro
Giulia ti va di raccontarci come nasce un tuo prodotto e da cosa trai ispirazione?
L’ispirazione può arrivare da luoghi diversi. Può arrivare dalla natura, come dalla città. Può nascere da un’esigenza pratica, come da una fotografia che non ha nulla che fare con il prodotto finito.
I miei prodotti spesso nascono da un’esigenza personale: ad esempio il cardigan lungo a righe è nato perché da anni volevo un cardigan lungo da indossare in autunno come giacca e in inverno me lo immaginavo indossato in casa, quasi come a fare una coperta per tenere compagnia durante le giornate grigie e fredde .
Anche tu, come me, crei un tipo di abbigliamento senza tempo. Quanto è importante oggi creare capi che raccontano una storia?

A mio parere è molto importante, anche perché, nella mia visione, l’ abbigliamento non dovrebbe essere un capo di moda passeggera buono solo per una stagione. Dovrebbe durare nel tempo ed essere usato più di qualche mese. Se un capo racconta una storia saprà adattarsi al tempo che passa e alle nostre esigenze e gusti
Ultimissima domanda: qual è il prodotto al quale sei più affezionata?
Ecco la domanda più difficile.
Ci sono alcuni prodotti che rimangono sempre speciali come la medusa all’uncinetto che mi ha fatto capire che potevo creare oggetti e capi che piacevano anche ad altre persone.
Poi c’è il primo maglione che ho fatto: pieno di errori e che adesso farei tutto diverso.
E poi ci sono quei prodotti legati ad un periodo preciso: delle volte sono legati a dei momenti felici e delle volte sono capi che magari mi hanno aiutata in un momento particolarmente difficile come lo scialle Dried lavander e il copri spalle Wild Primrose che sono stati creati tra il febbraio e il maggio 2020
Grazie per il tuo tempo Giulia e per il tuo cardigan.
A presto
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