
Ho dedicato questo mese di marzo allo studio dei LIMITI.
Per quanto mi riguarda è un’analisi molto controversa: la creatività non ama i confini.
Eppure qualche volta bisogna partire proprio da lì per crescere.
La creatività

La creatività è quella capacità di una persona di risolvere un problema in un modo del tutto alternativo. È una capacità particolarmente evidente in alcune persone, ma può essere anche un’esercizio quotidiano di crescita.
Si, hai capito bene: ci si allena alla creatività come ci si allena per un’attività sportiva.
Qualcuno è sicuramente più portato, ma tutti possiamo esserlo.
Quello che piace di questo mondo è che permette di esprimersi in un modo del tutto libero: c’è chi lo fa lavorando il legno, chi attraverso un filo, chi cucinando, chi attraverso la scrittura e via discorrendo…ognuno trova la sua strada in base alle proprie attitudini.
Io, ad esempio, racconto emozioni attraverso un filo di lana e lo faccio mediante uno studio personale sulle relazioni tra colore, punti ed emozioni.
(Se ne vuoi sapere di più ti invito a consultare la pagina Raccontami la tua emozione )
La cosa che amo di più di questo mondo è che mi permette di elaborare schemi nuovi, volare con la fantasia e sentirmi leggera, pensare di poter rendere felice una persona trasformando uno stato d’animo in un capo del tutto nuovo che racconta una storia.
Per tanto tempo, ho pensato che mettere dei confini ( LIMITI) a questo stato d’animo significava “spegnerlo”.
In effetti, ho sempre preferito lavorare seguendo il cuore, il guizzo creativo del momento ma poi mi sono spesso ritrovata a dover affrontare dei momenti di vuoto, difficili da gestire. Così, mi sono messa ad analizzare questi famosi limiti, un mix tra studio degli errori e confini entro i quali volevo tracciare la mia strada.
Chi troppo vuole nulla stringe

Se penso a quello che sbaglio mi viene in mente sempre la stessa cosa: faccio e penso troppe cose.
Per esempio: compro sempre troppe lane…non so resistere!!! Ogni volta che ne vedo una mi lascio conquistare e subito mi vengono in mente progetti che preparo e poi lascio lì… Il risultato è cartoni e cartoni di lane dalle quali non so separarmi e che occupano davvero troppo spazio.
Altro errore che faccio sempre è non scrivere come faccio un progetto : è più forte di me. Vado di intrecci, mi lascio trasportare dal racconto come se leggessi un libro avvincente e poi, quando finalmente l’ho finito, mi devo rimettere a studiare tutto il processo per capire che cosa ho fatto.
Un altro tipico errore che commetto e’ che quando lavoro ad un progetto mi vengono in mente altri 10 progetti, che comincio e poi lascio lì… come se non volessi perdere l’idea. Risultato? Un baule pieno di lavori iniziati. La mia iperattività passa anche da queste cose.
Questo errore, invece, lo facevo in passato, ora non più, ma mi ha insegnato tanto: non avevo uno storytelling, andavo a braccio e capitava spesso che la giornata non mi regalava ispirazioni e così pubblicavo senza sapere cosa dire.
Quando poi, ho deciso che volevo fare sul serio, mi sono messa con calma a capire tutte le mie difficoltà, i miei errori e non è stato semplice per niente. In questo percorso è stata preziosa la presenza di Valeria Zangrandi: ai tempi volevo solo qualcuno che mi facesse la cortesia di scrivere alcune parti del sito perché io non sapevo cosa scrivere; lei mi ha fatto capire che il blocco lo dovevo superare attraverso uno studio personale sulla mia identità. È una cosa molto difficile parlare di se stessi, almeno finché non si elabora la propria identità perché ci sembra che nulla sia interessante m non è così. Ne abbiamo parlato con Valeria nella prima puntata del podcast Racconti in lana lei ci ha dato dei suggerimenti per superare il blocco.
Un’altra cosa che mi da ansia è la presenza online: ormai siamo schiavi dei social, condividiamo tutto o quasi per mantenere attivo il profilo e renderlo interessante per l’argoritmo. Quindi spesso mi chiedo se quello che pubblico realmente mi rispecchia o se faccio solo quello che chiede il format. Su questo ho vinto io: quando Instagram ha convertito l’attenzione sui rell mi sono imposta di NON fare balletti e/o seguire la tendenza del momento. Io creo abbigliamento senza tempo e anche la comunicazione deve seguire il suo iter. Risultato: un po’ ci ho perso in visibilità ma ho guadagnato un po’ di autostima.
Confini

Cosa sono i confini allora? È soprattutto, confini e creatività sono due concetti vicini?
Alla fine della mia analisi, ho capito che i confini sono delle piccole regole che ci diamo da soli per arginare o correggere gli errori che ci mettono in difficoltà.
Nel mio caso, anzitutto:
🧶BASTA darsi delle scuse per comprare ancora lane… DEVO assolutamente sfoltire il mio stash
🧶BASTA iniziare ancora progetti nuovi solo per il gusto di provare: DEVO finirne qualcuno,prima di iniziarne un altro.
🧶AVERE sempre a portata di mano un quaderno e una penna per prendere appunti su quello che faccio: ricorda Monia, Verba volant scripta manent
🧶la presenza online deve seguire un programma ben preciso e organizzato: in questo modo gestire i social non sarà un lavoro ma un piacere. Se poi, per qualche motivo, non riesco a tenere botta al programma, mi sono imposta di NON sentirmi in colpa… siamo umane.
Per rispondere poi alla seconda domanda, quella cioè della relazione tra creatività e i confini posso dire che da quando mi sono data delle regole la mia creatività è cresciuta e sono riuscita a ritagliare degli spazi per provare nuovi progetti.
Ora ti chiedo: hai pensato mai a dare dei confini alla tua creatività? Se lo hai fatto, quanto è stato difficile farlo ?
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