
Nel mondo dei filati, ci sono fibre di uso più comune, come il merinos, il cachemire, la shetland, mohair, alpaca,… e poi ci sono dei filati di ottima qualità ma un po’ “snobbati” dal mondo della creatività: uno di questi è il bouclè.
Sono venuta a contatto con questa fibra per la prima volta nel 2019, quando sono andata a trovare Valeria Gallese nella sua bottega a Santo Stefano di Sessanio in provincia dell’Aquila: quel giorno abbiamo fatto una piccola gita di famiglia ed io ne ho approfittato per acquistare un po’ di filati nuovi da Valeria.
Tra questi filati c’era il bouclè: ai tempi io non amavo per niente questo tipo di fibra.
Mi era capitato qualche volta di toccarlo ma la sensazione che mi dava era sempre di sintetico e quindi non mio.
Io mi fido molto di Valeria per cui, quando lei me lo ha proposto, mi sono lasciata convincere a prenderne qualche matassa.
L’idea era di farci qualcosa prima o poi.
Lei mi aveva detto: “ provalo! Se proprio non ti piace, allora usalo per dare movimento ai tuoi lavori, magari qualche riga qualche e la. Fidati che viene bene!”
Io ero un po’ dubbiosa, tant’è che queste matasse le ho lasciate in fondo al baule per un bel po’.
Dati tecnici della fibra

Per parlarvi dei dati tecnici di questa fibra devo affidarmi direttamente alle parole di chi la produce, per cui vi riscrivo di sana pianta un messaggio che mi sono scambiata con Valeria quando le ho chiesto di saperne di più
La parola Bouclè, che in francese significa “ arricciato” , già racchiude tutte le caratteristiche di questo filato. Due fili, infatti, sono intrecciati a formare tanti piccoli riccioli che rendono morbidi e soffici i capi realizzati. Il suo effetto naturale è in grado di rendere preziose anche le lavorazioni a maglia più semplici. Il Bouclè aquiLana si trova in matasse da 100 gr che si sviluppano in 200 m di filato: è un filato fantasia prezioso. Si può lavorare come si vuole, consigliamo ferri 5-9 , ma vanno bene anche quelli più grandi.
La sua composizione è fatta 91% di lana vergine aquilana e 9% poliammide. I colori disponibili sono molti e vanno dal bianco burro a tutti gli altri.
Alle sue parole aggiungo che è una fibra che al tatto sembra secca, asciutta ma una volta lavata assume una morbidezza esclusiva..
Si lavora molto facilmente perché i ferri che si usano sono relativamente grandi e quindi, sinceramente, mi è capitato poche volte di agganciare con la punta del ferro il ricciolo del filato. Qualche problemino in più, invece, l’ ho incontrato nel tornare indietro: per disfare ci vuole un po’ di pazienza ma non è complicato e soprattutto la fibra regge e non si strappa.
Ultima informazione tecnica che mi piacerebbe darvi è che questo filato si può lavorare sia da solo che accoppiato ad un altro filato: quest’ultima tecnica regala al lavoro una morbidezza unica e una tramatura fitta, da grande freddo.
Se vi va di saperne di più, ho dedicato al Bouclè una puntata di Racconti in lana nella quale ho intervistato proprio Valeria Gallese in merito al suo filato
Kimono bouclè

Questo è stato il primissimo lavoro fatto con il bouclè: avevo voglia di farmi un kimono, un capo semplice da poter usare come cardigan oversize nella mezza stagione ma anche come giacca nelle giornate più calde. Così ho semplicemente messo insieme tutte le matasse che avevo preso cercando di creare il gioco di colori che mi somigliasse di più. Ho iniziato dal blu jeans, da mettere a contatto con i colori del viso, poi sono scesa al giallo, che è un colore che uso sempre molto poco per una questione di gusti, infine sono scesa al burro, che è sicuramente il mio colore della pace. Il risultato ė stato stupendo: l’ho già portato diverse volte e devo dire che e’ molto pratico e fresco. Le grandi maniche, tipiche dei kimono regalano al capo movimento e leggerezza.
Scaldacollo bouclè

Che succede se lavoro insieme un filo di bouclė e un filo di lana liscia? Ecco, è stato questo che ho pensato quando ho fatto questo scaldacollo: è soffice come una carezza, caldissimo, cozy, nel senso proprio della sensazione di coccola che regala intorno al collo. È stato sicuramente un esperimento ben riuscito. L’ho portato molto, devo dire, perché l’ho usato come capo di emergenza per i momenti di freddo ma soprattutto l’ho usato per impreziosire una maglia grigia molto semplice che avevo in casa.
Teddy

Teddy è uno scialle triangolare che nasce dall’idea di creare un capo monocolore, di stile, che sia leggero, adatto alla mezza stagione è molto, molto coccoloso. Per togliere quell’aspetto serioso a questo scialle ho provato ad impreziosirlo con un piccolo merletto crochet color burro. L’effetto finale mi piace tantissimo è addosso veste bene.

In questo articolo ho cercato di spiegarvi il più possibile di questo filato per farvi innamorare di questo tipo di lavorazi9ne ma anche e soprattutto per invitarvi a raccogliere sempre ogni sfida e a guardare avanti: non gli davo una chance ma poi alla fine mi sono innamorata.
Grazie oer l’attenzione
Monia
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